V. Moro, «Un uomo dai molti inganni» (Filottete, v. 1135). Il significato dell’apatē nel linguaggio politico tra Gorgia e Sofocle

Autore: | Rubrica: Questioni | 1.207 Visite No comments

Abstract

In questo saggio si farà riferimento a quella che, rispetto al lessico filosofico-politico moderno, è un’archeologia (in senso foucaultiano) del termine ipocrisia. Nella ricostruzione storico-semantica del termine che guarda al lessico greco antico emerge la connessione, stabilizzatasi in una traslazione simbolico-metaforica, tra la dimensione pubblica della comunicazione e quella del teatro. Nella prima parte del saggio si fa riferimento ad alcuni fra i pochi frammenti di testi attribuiti a Gorgia da Lentini, dove viene messo a tema il ruolo che l’apatē (inganno) gioca nella costruzione della relazionalità e della comunicazione. La seconda parte è invece dedicata al commento al testo del Filottete di Sofocle, incentrato in particolare sul prologo (1-134), che consiste in un dialogo in parte agonistico tra Odisseo e Neottolemo, e sulla scena nota come “l’inganno del mercante” (542-627), in cui il re di Itaca mette in atto il suo raggiro nei confronti di Filottete e il giovane soldato è chiamato a interpretare la propria parte.

Abstract (english)

In this essay, I look into an archaeology (in the Foucauldian sense) of the notion of hypocrisy. According to the reconstruction of the semantic history of the term, which traces it back to the ancient Greek vocabulary, a connection emerges between the public dimension of communication and the theatre. Such a connection has established itself in the symbolic-metaphorical pairing of theatre and politics. In the first part of the essay I refer to some of the few fragments of texts attributed to the sophist Gorgias, in which he discusses the role that apatē (the deceit) plays in creating relationships and in fostering communications. In the second part, I focus on Sophocles’ Philoctetes, commenting on the prologue (1-134), which is a partially agonistic dialogue between Odysseus and Neoptolemus, and on a scene known as “the merchant’s trickery” (542-627). In this scene, the king of Ithaca manages to deceive Philoctetes by convincing the young soldier to lie to him.


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