Alexei Grinbaum, Tempo e rumore. Sull’intelligenza artificiale
Abstract
Il saggio propone un’interpretazione dell’IA generativa, in particolare dei cosiddetti Large Language Models, a partire dal problema della temporalità. Il punto d’avvio dell’articolo è la discussione critica degli immaginari legati all’intelligenza artificiale, che spesso proiettano forme umane di comprensione sulle operazioni macchiniche dei chatbot. Su questa base viene mostrato che esiste una temporalità propria dei sistemi d’IA, anzi ne esistono varie, legate alle configurazioni specifiche dei singoli sistemi, e che però questi ultimi non hanno nessuna concezione del tempo né della verità, così come non hanno nessuna concezione della temporalità umana: i loro sono semplici segni, rumori che noi interpretiamo come significati. Proprio in quanto non sono capaci di esercitare una reale comprensione dei loro prodotti, i sistemi di IA non possono essere considerati responsabilità. Al tempo stesso, però, essi producono forme di temporalità e racconti ai quali noi riusciamo a dare un senso: si crea dunque un conflitto tra la creazione di significato come auto-trascendenza del linguaggio e il fondamento inumano degli enunciati di origine artificiale.Abstract (english)
The article offers an interpretation of generative AI, and in particular of so-called Large Language Models, starting from the problem of temporality. The point of departure of the article is a critical discussion of the imaginaries surrounding artificial intelligence, which often project human forms of understanding onto the machinic operations of chatbots. On this basis, it is shown that there is a temporality proper to AI systems - indeed, several temporalities - linked to the specific configurations of individual systems. These systems, however, have no conception of time or of truth, just as they have no conception of human temporality: what they produce are merely signs, noises that we interpret as meanings. Precisely because they are incapable of exercising any genuine understanding of their outputs, AI systems cannot be assigned any responsibility. At the same time, however, they produce forms of temporality and narratives to which we are able to give meaning: a conflict thus emerges between meaning-creation as the self-transcendence of language and the inhuman origin of artificially generated statements.